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Stress Lavoro Correlato: non solo un obbligo ma una opportunità

stress da lavoro

Stress Lavoro Correlato: non solo un obbligo ma una opportunità

Quando incontro lavoratori e lavoratrici di età e professionalità diverse spesso non hanno idee di cosa sia lo “stress lavoro correlato”. Eppure la valutazione di questo fenomeno, oltre ad essere un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici come stabilisce il Dlgs 81/08, è anche e soprattutto una opportunità per le aziende per misurarsi e trovare nuove modalità per rendere il proprio ambiente lavorativo più sano e produttivo.

Lo stress è una “reazione interna a stimoli interni ed esterni che producono un’attivazione fisiologica e uno sforzo emotivo, che mettono in moto risposte cognitive o comportamentali” (Westen, 2002).

Mentre lo stress lavorativo più specificatamente si definisce come “una difficoltà di adattamento reciproco, tra l’individuo e l’organizzazione, che comporta uno squilibrio tra le richieste organizzative e le risorse personali del soggetto di affrontarle.” [fonte http://www.stateofmind.it/2015/05/stress-lavorativo-cause-conseguenze/].

Il Dlgs 81/08 recepisce la normativa europea e introduce anche in Italia, ormai da 10 anni a questa parte, un concetto di benessere lavorativo (e quindi per contrasto di stress lavorativo) che guarda la persona nella sua interezza, cercando di garantire il rischio minimo per la salute del lavoratore e della lavoratrice, intesa come salute fisica e psicologica. Non solo dispositivi per la protezione individuale e sedie e tavoli ergonomici, ma una organizzazione del lavoro tale da permettere di mantenere e sviluppare l’equilibrio psicofisico delle persone al lavoro.

E’ ragionevole che ambienti di lavoro oggettivamente più sfidanti per le persone, come per esempio lavori su turni, o che suppongono una certa quota di rischio per la propria salute possano presentare un maggiore rischio di stress lavoro correlato. Ma il legame non è così diretto e causalistico. Fattori, infatti, che possono aumentare lo stress lavorativo sono, per esempio, una mole di lavoro eccessiva, incertezza di ruoli e responsabilità, conflittualità tra colleghi/e e/o con manager, difficile bilanciamento tra vita lavorativa e personale. Potenzialmente, dunque, qualsiasi azienda, a prescindere dal settore in cui opera potrebbe risultare avere un rischio medio o alto di stress lavoro correlato se non tiene conto globalmente del tipo di ambiente che offre alle persone vi lavorano.

 

Nella figura, tratta da “La Metodologia Per La Valutazione E Gestione Del Rischio Stress Lavoro-Correlato” pubblicata dall’INAIL nel 2017 (e scaricabile a questo link https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/catalogo-generale/pubbl-la-metodologia-per-la-valutazione-e-gestione.html), è possibile vedere come i diversi passaggi previsti dalla metodologia di valutazione partono da un assessment più generale a livello organizzativo per via via integrare, in caso di possibilità di rischi più alti per la salute, strumenti più analitici fino al coinvolgimento diretto dei lavoratori e delle lavoratrici.

Spesso accade che, pur in ottemperanza con le richieste della 81/08, alcuni vertici aziendali siamo timorosi nell’utilizzare strumenti di indagine che coinvolgono la forza lavoro. La frase che spesso si sente dire è “se facciamo la valutazione approfondita, potrebbero emergere dei problemi, meglio non puntare un faro su certe problematiche”.

La verità è che, nelle cose umane, non è mai utile ignorare i problemi con la speranza che si risolvano da soli. Se dalla valutazione emergono determinate criticità è perché ci sono sempre state. Il fatto di averle individuate è, invece, una grande opportunità per tutti i soggetti coinvolti per gettare uno sguardo intellettualmente onesto sulla situazione e mettere in campo delle azioni correttive e di sviluppo che possono portare al miglioramento della salute dei lavoratori e delle lavoratrici nonché ad un aumento della produttività.

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Sara Colognesi

Iscritta all’Albo A dell’ordine degli Psicologi del Veneto. Ho esperienza pluriennale sia nell‘ambito clinico e psicoterapeutico che nel settore aziendale, in particolare nella selezione del personale, formazione e gestione del cambiamento. Ho competenze avanzate nelle aree di marketing e comunicazione, social media e web. Sono autrice di tre libri. Sono stata più volte relatrice di tematiche culturali e professionali per organismi istituzionali e associazioni culturali.