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Il radon: un pericolo nascosto

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Il radon: un pericolo nascosto

Non se ne sente parlare molto, ma il gas radon costituisce oggi, in Italia, la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco e ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi (da 1.500 a 5.500 stimati per la sola Italia all’anno). Il radon è la principale sorgente di radioattività naturale, ed è responsabile di quasi la metà dell’esposizione media mondiale della popolazione alle radiazioni ionizzanti, che danneggiano i tessuti dell’organismo.

Il radon è un gas radioattivo che si può trovare nell’aria ambiente e tende ad accumularsi negli ambienti confinati (ambienti indoor), dove in alcuni casi può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute della popolazione esposta.

Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti.

In Italia la tutela dell’esposizione al radon nei luoghi di lavoro è garantita dal DLgs n. 241/2000; al contrario non è presente nessuna normativa che tuteli la popolazione da tale esposizione.

Cos’è il radon?

 

Il radon è un gas nobile radioattivo incolore ed inodore, generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre (principalmente lave, tufi, graniti, pozzolane) in seguito al decadimento del Radio, a sua volta generato dall’Uranio, sostanza radioattiva naturale. Il Radon si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive dette “figli”. La catena di decadimenti ha termine con il Piombo che è stabile.

Il radon, per sua natura chimica, è poco reattivo e non si deposita nell’apparato bronco-polmonare in quanto viene in gran parte esalato semplicemente respirando. Non si può dire lo stesso degli elementi che si generano dal suo decadimento, che sono chimicamente ed elettricamente reattivi. Una volta giunti a livello polmonare si fissano ai tessuti e continuano ad emettere radiazioni ionizzanti, in grado di danneggiare le cellule dell’apparato polmonare in modo irreversibile.

Per questo motivo il radon è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno per l’uomo.

Quando valutare il rischio di esposizione al radon negli ambienti di lavoro?

Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro, il D.Lgs. 241/2000 stabilisce l’obbligo di valutare il rischio di esposizione al radon nel momento in cui sono presenti lavoratori che permangono in ambienti sotterranei o semisotterranei (con almeno tre pareti confinanti con il terreno) per almeno 10 ore al mese. La valutazione, effettuata anche mediante apposite misurazioni, dovrà stabilire il rispetto o meno del limite stabilito dalla normativa pari a 500 Becquerel per metro cubo (Bq/m3). La grandezza di riferimento utilizzata per valutare l’attività del radon si riferisce al numero di decadimenti nucleari che hanno luogo ogni secondo in un m3.

Nel caso vi fosse un superamento del valore limite sarà necessario attuare delle misure finalizzate a ridurre la concentrazione del radon nei locali di lavoro.

Si può distinguere tra misure di risanamento (impedendo l’ingresso del radon dal sottosuolo, ventilando o aspirando l’aria dal vespaio o dal terreno, sigillando le possibili vie d’ingresso..), attuabili in un edificio esistente, e misure di prevenzione (un “fondamento a platea” in cemento speciale, a tenuta di radon, che copre tutta la superficie orizzontale dello scavo è la migliore protezione nei confronti del radon), attuabili nella fase di progetto di un edificio.

Inoltre la Regione Veneto, con Decreto del Direttore della Sezione Prevenzione e Sanità Pubblica n. 10 del 29.05.2015 e DGRV n. 749 del 14.05.2015, ha affidato ad ARPAV di gestire un progetto che prevede il monitoraggio annuale del gas radon in 1000 punti di edifici scolastici adibiti a materne e nidi, pubblici e privati, in un insieme di comuni del Veneto, non ancora sottoposti a monitoraggio, nelle province di Padova, Treviso, Verona e Vicenza.

Fonti: Quaderni per la salute e la sicurezza ISPESL – Il radon in Italia: guida per il cittadino.

 

 

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Elisa Caniato

Alcuni sogni realizzati, tanti ancora da realizzare con passione e tenacia. Laureata in Scienze e tecnologie alimentari, precisa maniacale e pianificatrice di natura. Ama leggere, relazionarsi con le persone, conoscere le novità più strampalate dell’alimentazione; adora i bambini e si appassiona delle loro esigenze…soprattutto quelle alimentari. Abbi cura del cibo come fosse l’essenza della tua anima!